Roberto Cipresso, emozioni andine

 

Roberto Cipresso, emozioni andine

Vogliamo raccontarvi una serata speciale. Quella del 15 maggio scorso con un ospite d’eccezione: Roberto Cipresso. Ci ha parlato dei vini Argentini, della Bodega Achaval-Ferrer.  Complice anche il fratello, Gianfranco Cipresso.

Roberto è considerato uno degli enologi più importanti al mondo, ha vinto numerosi premi e i suoi vini collezionano punteggi altissimi da critici internazionali come Robert Parker. Bassanese di nascita, vive da molti anni a Montalcino, terra che gli ha dato fama e che lo ha lanciato verso l’esplorazione enologica di altri terroir, in Italia e nel Mondo.

Eppure la semplicità con cui parla di terra e di vino è disarmante. La passione e l’empatia che riesce a suscitare conquistano immediatamente i suoi interlocutori. Una capacità di affabulazione già ampiamente dimostrata: tre sono i libri di cui è coautore (Romanzo del Vino, Vinosofia, Vineide) mentre un quarto è in lavorazione.

Per noi, in una serata intima e intensa, ha collezionato una serie di fotogrammi con cui abbiamo rivissuto la sua emozione per la scoperta di una terra, ma anche del sole, della luce, della gente. Roberto Cipresso arriva in Argentina per la prima volta nel 1995. Lo manda una società cementifera multinazionale che vuole fare un grande investimento nella zona di San Juan. Deve cercare terreni buoni da acquistare per piantare vigneto e creare una cantina. Con Jeep e cartina si perde nelle distese sterminate. Ad accompagnarlo in questa esplorazione ci sono due funzionari locali dell’azienda: Santiago Achaval e Manuel Ferrer. I tre diventano amici.

Tornato in Italia, Roberto redige una relazione per avviare il progetto. Ma la società nel frattempo ha cambiato programmi. Non c’è nemmeno il tempo per essere delusi. Dall’altra parte del telefono ci sono Achaval e Ferrer: l’investimento lo vogliono fare loro. Questa idea del vino li ha conquistati e invitano Cipresso ad andare avanti.

Altro aereo, altra Jeep e altra cartina. La zona però è quella di Mendoza. Roberto prosegue nella sua esplorazione alla ricerca di terreni buoni da trasformare in vigneto. Il problema però è quello della siccità e della disponibilità di acqua per l’irrigazione di soccorso. Ed è lì che accade qualcosa di inaspettato. Ai piedi delle Ande, a 1000 metri d’altezza, individua tra le sterpaglie delle piante di vite: un vecchio vigneto, abbandonato da anni, dove nonostante l’incuria le pianti di vite sono ancora vive e continuano a dare frutto. Significa che sotto c’è acqua.

Roberto non esita e acquista il fondo dal proprietario per conto di Achaval e Ferrer. Insieme compra anche queste viti di Malbec di 80 anni, su piede franco con una densità altissima per un vecchio vigneto, tra i 7000 e i 9000 ceppi per ettaro.

Questo luogo si chiama Finca Altamira ed è considerato un museo monumentale all’aperto. Il vino che ne porta il nome è stato premiato come il più importante dell’America Latina. Robert Parker lo ha valutato 99 punti. Se la perfezione (100) è solo di Dio, ci siamo molto vicini.

Tre sono i vini che abbiamo degustato nel corso della serata. Una sola parola usata da Roberto per definirli:

La varietà. Il Malbech Mendoza 2010 è il vino base dell’azienda. E’ l’espressione varietale del Malbec, che valorizza il frutto, la freschezza delle sensazioni. Vino eccellente nella sua tipologia.

L’archiettura. Quimera 2010 (31% Malbec, 20% Merlot, 27% Cabernet Sauvignon, 18% Cabernet Franc e  4% Petit Verdot) rappresenta la ricerca del winemaker, la costruzione di un vino a partire dall’unione di più varietà vinificate separatamente, ma unite con un taglio a caldo, ovvero subito alla fine della fase fermentativa, prima della fermentazione mallo-lattica. In questo modo la “chimera” è quella di una perfetta fusione tra i vitigni che ne amalgama le sensazioni.

Il Terroir. Finca Mirador 2007 (100% Malbec da vigne vecchie). Qui a parlare è il territorio. Vino dall’impronta molto europea che dimostra come l’Argentina possa essere considerata a metà strada tra vecchio e nuovo mondo, grazie alla presenza di condizioni climatiche estreme (altitudine, irradiazione solare, temperature) che possono dare al vino una straordinaria identità. Come in questo caso, per un vino elegante e fine.

Un grazie speciale a Roberto Cipresso per averci condotto in questa esplorazione. Lo aspettiamo per nuovi viaggi e nuove frontiere.

 

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